Socie e Soci carissimi,
stiamo vivendo momenti difficili e tristi, messi a confronto
con realtà crude e difficilmente immaginabili, che, nel giro di
un mese, hanno cambiato la nostra vita tanto repentinamente, quanto
profondamente.
Siamo stati chiamati a confrontarci con drastiche
limitazioni nella libertà di movimento e con la necessità di adottare stili di vita , dall’oggi al domani, radicalmente
diversi, di pari passo con le incertezze ed i timori per quanto
potrebbe accadere a ciascuno di noi, nessuno escluso.
A questa delicata, quanto complessa, situazione dobbiamo
adattarci prontamente, prestando una grande attenzione ai comportamentii da tenere, per noi stessi e
per gli altri, a cominciare dalle fasce della popolazione più esposte alle
conseguenze del possibile contagio da coronavirus.
Nell’editoriale che trovate nel numero in uscita di Montagne360 (aprile 2020), per la prima volta on line e a disposizione di tutti, stante l’impossibilità
segnalataci di provvedere a gran parte della distribuzione postale, oltre a raccontare l’esempio
lodevole di Codogno, zona rossa della prima ora, informo tutti voi della sospensione
temporanea, adottata sino dal 5 marzo, di tutte le assemblee sezionali,
regionali e persino di quella nazionale, nonchè delle attività che avrebbero comportato riunioni
e la copresenza di persone, con riferimento anche a quelle in ambiente.
Si è trattato, come potrete intuire, di un
provvedimento sofferto, quanto condiviso a tutti i livelli centrali, che è stato
apprezzato dalle Sezioni e dai Direttivi, oltre che dalla Commissioni Tecniche
e che, visto alla luce dell’oggi, è risultato corretto e tempestivo, benché già con la consapevolezza – sol che si consideri che
il 31 gennaio la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva dichiarato lo
stato di emergenza per sei mesi – che ulteriori differimenti avrebbero
dovuto essere adottati e molte attività sospese, in attesa di un ritorno alla
normalità dai tempi lunghi.
In contemporanea e molto opportunamente i
responsabili del nostro Soccorso alpino hanno avviato una campagna di generale sensibilizzazione perchè si
evitasse qualunque forma di attività in montagna, non solo per il
pericolo di contrarre o diffondere il virus – comunque presente – quanto
piuttosto per non coinvolgere i soccorritori volontari, in caso di
incidente, a contatti dall’esito imprevedibile (molti sono gli
operatori sanitari contagiati) e, ancor più, per non aggravare il carico delle strutture ospedaliere, già al limite del
collasso, col rischio di compromettere, oltre all’altrui, anche la propria
possibilità di cura.
Ecco perchè abbiamo ricordato a tutti, soprattutto agli
irriducibili, che “Le montagne sanno aspettare”, richiamando alla
pazienza e alla rinunzia, qualità che ci hanno insegnato i più grandi alpinisti, a
cominciare da Reinhold Messner che, ancora nelle recente favola di Layla, ha
ribadito che “la rinunzia, non il
consumo, è la chiave della felicità”.
Certo , abituati come eravamo – ma già non siamo e non
potremo essere più – ad una quotidinianità contrassegnata dal “tutto e subito”, con una commistione
di perenne insoddisfazione e incapacità di attesa, con priorità spesso votate
al dispendio di risorse, l’impatto sarà duro, ma offrirà l’occasione per
ripensare e rivedere abitudini negative, anche perché, come osservava Michael Ende, “in questi anni siamo corsi così avanti
che ora dobbiamo sostare per consentire alle nostre anime di raggiungerci”.
Non so dire se quanto sta accadendo sia paragonabile ad una
guerra, anche se è certo che ci confrontiamo con un nemico, per quanto
invisibile, ma credo che tutti noi e, quindi, il nostro Club alpino italiano,
avremo un ruolo fondamentale nell’indirizzare il dopocoronavirus verso una
effettiva attenzione ed un reale rispetto per la natura, la bellezza e, quindi,
l’uomo.
E se l’oggi non è paragonabile a momenti come quelli vissuti
nel 1939, quando fu modificato dall’alto l’art.12 dello Statuto, prevedendo che “i Soci…debbono esclusivamente appartenere alla
razza ariana”, il “dopo” di questa pandemia dovrà comunque vederci animati
dalla stessa determinazione dei nostri predecessori, così chiaramente espressa,
nel 1944, dall’allora Reggente Guido Bertarelli : “La bufera che colpisce le
nostre sezioni e i nostri rifugi è forte, tuttavia noi abbiamo un dovere
evidente: mantenere salda la compagine e difenderla; poi si discuterà del
meglio da fare. Stiamo tutti uniti e concordi :riprenderemo con vigore nuovo”.
Rispettiamoci ed aiutiamoci, quindi, oggi, perché il momento
in cui riprendere appieno la vita e, con essa, le nostre attività ed
iniziative arrivi il prima possibile.
E se avremo saputo “mantenere salda la
compagine”, riconfermando la nostra appartenenza al Sodalizio, nonostante
qualche contingente difficoltà nelle iscrizioni e nei rinnovi, saremo in grado
di riprendere con ancor maggiore entusiasmo il nostro “Sentiero”
e tornare, finalmente, alle nostre montagne, riscoprendole, se possibile,
ancora più belle di come le abbiamo lasciate.
E allora, care amiche e cari amici, con un rinnovato invito
alla pazienza, non posso che raccomandarvi di avere cura di voi e dei vostri familiari, assicurando al CAI,
appena possibile, la vostra preziosa appartenenza.
Arrivederci a presto.
Vincenzo Torti
Presidente generale Club alpino italiano
Il numero di aprile di Montagne 360 è consultabile online e scaricabile in formato pdf cliccando su questo link. Buona lettura!
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